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TRA LE NUVOLE
(UP IN THE AIR)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 gennaio 2010
 
di Jason Reitman, con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman (Stati Uniti, 2009)
 
TRA LE NUVOLE è senza dubbio un film encomiabile: un attributo da grande commedia brillante? Ma i suoi meriti, mi si dirà, derivano proprio dal fatto di essere una commedia che si occupa di cose serie. Non fosse che per la coincidenza con l'aria che tira di quanto racconta. Questo baldanzoso Bingham è infatti un amabile, elegante, ovviamente seducente (George Clooney...) uomo d'affari: incaricato di un'operazione sempre crudele e della quale i suoi superiori fanno volentieri a meno, il licenziamento degli impiegati in esubero. 270 giorni all'anno spesi a viaggiare, fra zone d'imbarco, suite per vip, limousine a noleggio e tante carte di credito: creano confusione quando si tratta di ritrovare la scheda per aprire la stanza d'albergo, ma permettono di raggiungere un record di miglia garante di un nirvana in bonus.

Bingham è inossidabile nella propria auto soddisfazione professionale e sentimentale di scapolo ultraquarantenne: fino alla comparsa di due donne. La prima (l'Anna Kendrick di TWILIGHT) è una ragazzina fresca di laurea che sbarca in ditta con il suggerimento di economizzare sulle trasferte licenziando tramite videoconferenza. L'altra (Very Farmiga,) è l'interessante fotocopia del nostro: sorvola senza sosta gli stessi panorami (che la cinepresa inquadra regolarmente dalle nuvole del titolo), transita con altrettanto disinvolto sex-appeal attraverso i medesimi spazi anonimi. Tanto da valerle la battuta siderale del film: “considerami un altro te stesso con la vagina”.

Tutto bene. George Clooney (anche se farà bene a diffidare dall'inflazione charmosa da caffè espresso per non sconfinare nella caricatura di sé stesso), ha trovato un ruolo che gli va come un guanto: tutto misura e seduzione, ma con quell'ombra di pragmatica ambiguità che esalta il mix. Nella spietata simpatia suscitata dal suo personaggio, in quel cinismo forse ineluttabile anche se indorato da un vago desiderio di redenzione, ritroviamo infatti tutto l'aggancio ad un'attualità sociale e morale. Un pessimismo, tinto da una vena di malinconia che conferisce un suo peso al film.

Salvo che Clooney (grande attore anche quando fa il cattivo, ma nella struttura quanto più compiuta di MICHAEL CLAYTON) comporta inevitabilmente il rimando a tutt'altro genere di disinvoltura, quella alla Cary Grant, alla Jimmy Stewart; e la misteriosa Very Farmiga, che profuma di tentazioni alla Lauren Bacall, e la determinata petulanza di Anna Kendrick, che si rifà alla Katharine Hepburn dei primi anni, sembrano messe li apposta da Reitman. Ma per farci misurare la distanza che separa quei mondi d'incantata perfezione dal ritmo allentato e la ripetitività di UP IN THE AIR, la scoperchiata evidenza della sua progressione e la modestia delle invenzioni velate di moralismo (come si ammoscia l'idea delle foto ricordo; o si sgonfia quella della predica allo sposo recalcitrante), quando non si ha la fortuna di chiamarsi Howard Hawks, Cukor o Capra. Tutta gente che affondava il coltello nelle pieghe del loro tempo: ma ricorrendo ad una meccanica implacabile che sorreggeva la grazia poetica della commedia.


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